I volti della Gioconda

di Luigi Pentasuglia
Edizioni Basileus, 2016

domenica 29 maggio 2016, ore 18.30
Ex Convento Santa Maria della Scala

Sulla Gioconda è stato detto e scritto tutto e di più. Vale ancora la pena insistere? La risposta è un perentorio si! Il più famoso ritratto in assoluto riserva ancora una serie d’incognite neppure lontanamente sfiorate dalla critica. Esse attengono a interessi culturali inediti del genio vinciano, oltre che imprescindibili per comprendere che il volto della misteriosa dama velata di nero è in realtà declinabile al plurale: di chi sono dunque i volti della Gioconda? La chiave del rebus è nei simboli criptati nel dipinto, presumibilmente ispirati all’artista dallo stesso monarca di Francia Francesco I a discolpa del grave crimine perpetrato dal suo predecessore Filippo il Bello contro i templari.

La tesi sostenuta è che a fronte delle sevizie subite, tra gli alti ranghi templari qualcuno finì per confessare la fonte dottrinale dell’Ordine: il Tao-tê-ching, il più importante testo taoista, noto ai nestoriani di Persia presenti in Cina fin dal VII secolo. Lo prova la celebre Stele di Xi’an, commissionata dall’influente prelato della chiesa siro-orientale Yisi, nonché generale degli eserciti degli imperatori Tang: che sia nata da costui la leggenda di Prete Gianni? La figura del ‘monaco-guerriero’, saldamente ancorata alla millenaria tradizione shaolin, candida perciò i nestoriani a ispiratori della disciplina e della simbologia duale templare, debitrice dei principi taoisti Yin e Yang, da Leonardo profusa nella Gioconda.

Se è vero che la storia è scritta dai vincitori, quella dei vinti riesce talvolta a sopravvivere proprio grazie ai simboli. È il caso dei templari ormai prossimi all’integrazione culturale e religiosa tra Oriente e Occidente: un’eresia che costò loro la rovina, più che le mire predatorie di Filippo il Bello.


L’autore

Luigi Pentasuglia

Luigi Pentasuglia è nato a Matera nel 1955. Si è laureato in musicologia presso l’Università di Bologna con una tesi sul pensiero e l’opera del musicologo calabrese Fausto Torrefranca (Fausto Torrefranca idealismo, vitalismo e nazionalismo nella ‘Vita Musicale dello Spirito’). È titolare della cattedra di Storia ed Estetica della Musica presso il Conservatorio della sua città natale. Per la Regione Basilicata ha curato l’incisione di tre CD sul repertorio vocale e strumentale dei principali compositori lucani dal ‘500 fino ai giorni nostri. Per la Biblioteca Provinciale di Matera ha curato la ricerca e l’edizione moderna delle seguenti opere di autori lucani: Egidio Romualdo Duni (1708-1775): Minuetti e Contradanze (1738); Sei sonate a Tre, op. 1 (1738); Antonio Duni (1700 ca. -1766 ca.): Cinque Sinfonie; Michele Enrico Carafa (1787-1872): Collezione di Cavatine Italiane. Nel campo della pedagogia musicale ha pubblicato: ed. Bèrben, 12 Studi di R. Kreutzer (1987); ed. Diastema, Il segreto di Paganini. Mutazioni: tecnica comparata per violino e architarra (1997); ed. Robert Martin: Les classiques de la Renaissance (1995). Nel 2006, per le edizioni Basileus, ha pubblicato Leonardo l’eretico. L’Apocalisse nei capolavori del genio vinciano.